Amo molto le isole. Il loro spazio completamente circoscritto e ben delimitato mi aiuta a combattere la mia frustrazione da viaggiatore.
Sempre infatti, per quanto possa viaggiare, esiste una strada che va un po’ più in là del punto in cui sono arrivato io, sempre c’è qualcosa che non riesco a vedere, sempre il mio itinerario di viaggio è fatto di scelte, cosa includere e cosa no.
Le isole invece puoi vederle completamente, viaggiare lungo tutte le sue coste, fare le strade interne, puoi vedere tutto quello che contengono.
A viverci, però, su un’isola può essere difficile: il tuo spazio è, necessariamente, limitato; se ti viene voglia di scappare non puoi prendere, semplicemente, la tua macchina, fare il pieno e 1000 km tutti di un fiato…
Devi prendere un traghetto, aspettare i suoi orari, attendere lentamente di essere portato dall’altra parte. L’isola, quando non viene scelta come luogo in cui vivere può diventare, molto facilmente, una prigione.
Esiste una consolazione per chi si sente recluso da una prigione, per quanto bella, circondata dall’acqua, è cioè pensare che in fondo potevi anche nascere sempre su un’isola, ma dentro a un lago, che sta un’isola, dentro a un lago che sta su un’isola.
L’isola in questione si chiama Vulcan Point e si trova dentro al lago Taal, il lago vulcanico più grande del mondo, situato nelle Filippine.
Esistono altri casi simili di isole dentro a isole, ma Vulcan Point rientra nel Guinness dei primati per il massimo livello di scatole cinesi geografiche.
L’isola è, al momento disabitata, ma non si può mai sapere, magari qualcuno amante delle difficoltà e di una vita complicata potrebbe sempre pensare di andarci ad abitare…
Basta poi prendere un traghetto, fare un pezzo di strada, e poi prendere un traghetto e fare un pezzo di strada e poi prendere un traghetto, e trovarsi nelle Filippine.
Che sono anche loro un insieme di isole.