Quattro anni e mezzo fa, il 18 settembre del 2014, gli scozzesi furono chiamati a esprimersi tramite un referendum consultivo sull’indipendenza della Scozia dal governo britannico, ma non dal regno. Vinse il ‘no’ per il 55,30%, con una risposta secca a una domanda altrettanto secca e perentoria: “Should Scotland be an independent country?“, ovvero “La Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?”.
Vista l’occasione, alcuni inglesi si sono posti il problema di come avrebbe potuto essere la nuova bandiera, nell’eventualità che venisse a mancare una delle quattro nazioni che compongono il Regno Unito di Gran Bretagna.
La bandiera inglese è l’unione di tre bandiere che rappresentano Inghilterra (croce rossa di San Giorgio su fondo bianco), Irlanda del Nord (croce di San Patrizio, a bande oblique, rossa su bianco) e Scozia, appunto (croce bianca di Sant’Andrea, obliqua bianca su fondo blu). Manca il Galles, che al momento dell’unione delle corone britanniche (1800) era parte dell’Inghilterra.
Venendo a mancare la Scozia, i vessillologi tirarono fuori delle prove di come avrebbe potuto essere la nuova bandiera britannica (nella galleria sotto, gli esempi), mantenendo però l’accento su alcune questioni particolari. La principale di esse è che non avendo gli inglesi un atto costitutivo per la determinazione della bandiera, e visto che negli ultimi duecento anni nessuno si è posto il problema di come e se cambiarne i colori, nessuno è a conoscenza della regolare prassi per l’istituzione di una nuova bandiera. Nessuno saprebbe come fare. Senza contare che andrebbero cambiate anche tutte quelle bandiere che contengono la Union Jack al loro interno, come per esempio quelle delle forze armate, o più semplicemente quelle australiana o neozelandese.
Gli hanno chiesto: “Vuoi fare anche tu ‘Malati di Geografia’?”, e non ha avuto esitazioni.
Inoltre, da bambino organizzava fantomatici mondiali di calcio dove partecipavano le nazionali di Tonga e Isole Marshall, imparandone i colori delle rispettive bandiere.