L’ultimo capitolo della nostra gita a San Marino del novembre scorso è tutto dedicato al simbolo del calcio sammarinese: Massimo Bonini. Dopo aver visto la partita contro la Moldavia con la Brigata Mai 1 Gioia, aver sentito cosa ne pensa il CT Varrella, Daniele Dei è riuscito a fermare Bonini nella mixed zone e a fargli alcune domande sul movimento calcistico del Titano e sulla Nations League.
Massimo Bonini è conosciuto in Italia per essere stato uno dei pilastri della Juventus per otto stagioni. In quel periodo, il mediano sammarinese ha condiviso 192 presenze con alcuni dei nomi più importanti del calcio italiano, da Tardelli a Platini, con cui ha vinto tre scudetti (di cui il primo è stato quello della seconda stella sulla maglia dei bianconeri), una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale.
Arrivato alla Juventus dal Cesena (la sua carriera calcistica comincia nella Juvenes Dogana), torna in Emilia Romagna per giocare nel Bologna fino al 1993. Quattro anni più tardi si ritira dal calcio giocato e si dedica alla nazionale del suo Paese, del quale oggi è un dirigente.
Questo è il testo dell’intervista di Daniele Dei.
D: Il movimento sammarinese in questi anni sta cercando anche di crescere, nelle misure e nel modo in cui il calcio sammarinese può crescere. Vedendo anche questa partita con la Moldova, lei come vede questo movimento?
R: Questa sera è andata abbastanza bene, ma noi stiamo cercando di puntare molto nel settore giovanile: non abbiamo tanti ragazzi, siamo 30mila e dobbiamo cercare di migliorare la qualità quei pochi giocatori che abbiamo, cercando seguirli a 360° non soltanto sul campo da calcio.
D: C’è Nanni che stasera ha giocato titolare che in qualche maniera rappresenta quello che è il futuro della nazionale sammarinese. Oltre a lui ci sarebbero anche altri ragazzi della nazionale che vorrebbe presentare?
R: Quello che stiamo cercando di fare è valorizzare i giovani e fargli fare esperienza. È logico che ci sarà un momento privo di risultati, ma sappiamo che è un discorso a lungo termine e vogliamo far crescere il prima possibile questi ragazzi. Stasera ha esordito questo ragazzo di diciotto anni [Nanni, ndr] e per noi conta tantissimo, prima di tutto perché è un ottimo giocatore, sta giocando in una società importante e penso che sia giusto che faccia questa esperienza.
D: La nazionale di Gibilterra in questo periodo è riuscita a ottenere dei risultati clamorosi; anche stasera Andorra è tornata con un pareggio con la Georgia. Quand’è che San Marino, secondo lei, potrebbe riuscire a ottenere dei risultati di questa caratura?
R: Loro hanno tanti giocatori che giocano fuori ed è quello che dobbiamo fare anche noi, però dobbiamo creare giocatori di qualità che poi possono andare a giocare all’estero. Stiamo cercando di fare questo ripartendo dal settore giovanile di base, creando giocatori di qualità che possano fare esperienza dove non possiamo arrivare noi.
D: Lei ha vissuto tutto il circuito delle nazionali di San Marino fino a oggi. Se dovesse dire quale è stata la miglior nazionale di questi 20-25 anni, quale definirebbe?
R: La prossima, quella che verrà. È sempre un calcio dilettantistico; non potremo mai pensare di ragionare in grande, ma dobbiamo pensare di ragionare nel nostro piccolo, però nel nostro piccolo dobbiamo dare il massimo.
D: Nations League: questa competizione nuova che comunque è anche a misura della nazionale di San Marino. Lei come vede questa nuova formula?
R: Benissimo. È veramente una bella manifestazione, ci sono delle partite molto equilibrate. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio. Però abbiamo ancora tanta strada davanti e questa opportunità: fare esperienza con squadre un po’ più alla nostra portata. Non dimentichiamo che squadre come la Bielorussia possono andare a pescare in mezzo a dieci milioni di abitanti; noi siamo 30.000.
Gli hanno chiesto: “Vuoi fare anche tu ‘Malati di Geografia’?”, e non ha avuto esitazioni.
Inoltre, da bambino organizzava fantomatici mondiali di calcio dove partecipavano le nazionali di Tonga e Isole Marshall, imparandone i colori delle rispettive bandiere.