La strada Panamericana: percorrerla tutta, dall’Alaska alla Patagonia, è il sogno di qualsiasi viaggiatore.
Oltre 20.000 Km dal nord estremo del continente americano fino al cartello Ushuaia, Fin del Mundo.
Passare dai ghiacci dell’Alaska, attraverso le metropoli statunitensi, fino alle meraviglie Maya e precolombiane del Messico e degli stati centroamericani, come Guatemala e Nicaragua.
Dagli slum sudamericani fino alle sterminate distese della Pampa argentina, e fermarsi solo quando le schiume degli oceani Atlantico e Pacifico che si incontrano a Capo Horn ci impediscono di andare oltre…
Un sogno sì, ma un sogno irrealizzabile... Partiamo da Anchorage, la capitale dell’Alaska e viaggiamo verso sud. La strada Panamericana negli USA non è facilmente identificabile e viene chiamata con nomi diversi. Entriamo in Messico dove la strada prende finalmente la denominazione 1.
Percorriamo tutto il Messico, entriamo in Guatemala, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama… attraversiamo la capitale seguendo sempre la nostra fedele strada 1 e, dopo circa 300 km, quando ormai il contachilometri della nostra macchina ci dice che abbiamo percorso più di 11.000 Km dalla nostra partenza arriviamo al villaggio di Yaviza.
E la strada finisce in un’ampia radura che delimita una zona selvaggia e inaccessibile.
Abbiamo sbagliato strada, pensiamo. Pero è strano, basta andare sempre dritti verso sud…
Torniamo indietro e riproviamo ma ci ritroviamo nello stesso punto…
La strada finisce davvero, non c’è verso di continuare siamo arrivati al Darièn Gap…
Con questo nome viene chiamata una zona, lunga circa 120 km, che costituisce la parte più meridionale dello stato di Panama, e si spinge verso il confine colombiano. È una zona assolutamente selvaggia, non percorsa da strade di alcun tipo, abitata da popolazione indigene.
È una delle zone più pericolose del pianeta, viene usata come rifugio da narcotrafficanti e guerriglieri sudamericani e, di fatto, interrompe il passaggio via terra di persone e beni dal Sud America verso il centro nord del Continente.
Nel corso degli anni qualche avventuriero ha provato ad attraversarlo, a piedi o con moto da fuoristrada. Qualcuno non ha potuto raccontare la sua impresa, qualcuno invece ci è riuscito, di sicuro rischiando la propria vita.
L’unico modo di trasportare in maniera sicura il proprio mezzo è di affidarsi alle chiatte che fanno servizio saltuario tra i porti panamensi e quelli colombiani.
Ma per quale motivo non si è mai costruito questo tratto di strada così breve?
Le spiegazioni sono due, una ufficiale, e una invece autentica. Quella ufficiale recita che si vuole preservare il patrimonio naturale e le popolazioni indigene che abitano il Darièn; sarebbe bello se solo fosse vero…
Ma in quale parte del mondo le ragioni delle popolazioni locali sono state rispettate, contro gli interessi economici?
Basti pensare all’autostrada amazzonica in Brasile, che ha causato il disboscamento di una delle aree verdi più grandi in tutto il mondo…
La ragione vera dell’interruzione della strada Panamericana va ricercata da un’altra parte; il vero motivo è il veto da parte degli Stati Uniti d’America che ha voluto in questo modo rendere impossibile il libero passaggio verso il proprio territorio dal Sud America, per controllare meglio il traffico di armi di contrabbando e di stupefacenti verso il proprio territorio.
E così al viaggiatore avventuroso che volesse percorrere per intero il continente americano non resta che spezzare il viaggio in due, o affidarsi alle zattere tra Panama e Colombia, avendo però la certezza che un piccolo tratto è stato percorso via mare, togliendo il sapore della completezza a questa impresa memorabile.