C’è una curiosità che unisce gli inni nazionali di Italia e Polonia. Entrambi hanno infatti riferimenti all’altro popolo nel proprio testo.
Conosciamo tutti – o comunque dovremmo – il Canto degl’Italiani, quanto meno nella sua prima strofa, l’unica cantata e suonata due volte in tutte le celebrazioni ufficiali sacre e profane. L’inno di Mameli ha altre quattro strofe, tutte intervallate dal ritornello, quello che fa “Stringiamci a coorte…“.
All’ultima strofa troviamo un riferimento al “sangue Polacco“, bevuto dall’Aquila austriaca (gli austro-ungarici) insieme al “Cosacco” (i russi). Il contesto storico ci riporta agli ultimi trent’anni del XVIII secolo, quando proprio Russia, impero austro-ungarico e Prussia si spartirono le terre polacche, smembrando così la Confederazione polacco-lituana.
Il Canto degl’Italiani è stato scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro.
Cinquant’anni prima, Józef Wybicki, poeta e patriota polacco, si trovava a Reggio Emilia. Era il luglio del 1797 e a inizio mese il generale Jan Henryk Dąbrowski riunì sotto il suo comando circa 1500 uomini con lo scopo di allearsi a Napoleone nel combattere le forze aristocratiche che all’epoca si stavano opponendo alla nascita della nuova Repubblica Cispadana. Napoleone promise ai polacchi che, in caso di vittoria, avrebbero potuto riconquistare le loro terre, divise e redistribuite dalla Prussia, dall’Aquila (gli austriaci) e dal “Cosacco (i russi). Wybicki mise tutta questa storia in versi e compose quello che dal 1927 divenne l’inno nazionale polacco.
Nella Mazurek Dąbrowskiego, ovvero la “mazurka di Dąbrowski” (l’inno polacco si chiama così), il riferimento all’Italia è prettamente logistico, perché invita i polacchi a muoversi da dove si trovano per raggiungere la loro “terra promessa”.
Marsz, marsz, Dąbrowski,
Z ziemi włoskiej do Polski
Za twoim przewodem,
Złączym się z narodem.Marcia, marcia Dąbrowski
dalla terra italiana alla Polonia
Sotto il tuo comando
ci uniremo come popolo!
Già che ci siamo, avrete notato un’altra curiosità. Italia in polacco si dice Włochy (si pronuncia ‘uohi‘, per semplificare), il che è un fatto più unico che raro, visto che bene o male, nelle altre lingue il nome del nostro paese è piuttosto riconoscibile.
Ci sono due versioni più accreditate che possono spiegare l’etimologia della parola. Una è prettamente stereotipizzata e riguarda i tratti somatici degli italiani, gente del Sud Europa, molto pelosa e piena di capelli, ovvero włosy in polacco.
L’altra ipotesi riguarda invece i volsci, popolazione che viveva nel sud dell’attuale Lazio, fra Velletri e Frosinone, e che nel IV secolo dopo Cristo fu sottomessa dai Romani fino a essere costretta a emigrare nel Nord Europa. Da qui il contatto dei polacchi con i Wolskowie – i volsci – e l’attribuzione dell’Italia, o comunque della penisola italica, come loro terra di provenienza.
Gli hanno chiesto: “Vuoi fare anche tu ‘Malati di Geografia’?”, e non ha avuto esitazioni.
Inoltre, da bambino organizzava fantomatici mondiali di calcio dove partecipavano le nazionali di Tonga e Isole Marshall, imparandone i colori delle rispettive bandiere.