Ci sono epoche che sembrano così lontane ma tuttavia, se ci si pensa, 83 anni indietro sono davvero poca roba nell’orologio della storia. Eppure, quando Wikipedia non c’era, nemmeno Internet e l’enciclopedia Encarta in cd, poteva succedere che due Stati molto lontani, sia come cultura che geograficamente, scoprissero di avere la stessa identica bandiera soltanto alla sfilata dei giochi olimpici a cui partecipavano.
È così che, in piena Germania nazista, nasce la storia dei vessilli attuali del Liechtenstein e di Haiti. Entrambi rettangolari, sopra blu scuro e sotto rosso. All’epoca senza simboli o tratti distintivi. Fatto sta che le due delegazioni sono rimaste sorprese quasi a dire: “Quelli ci hanno rubato la bandiera…”. Sei erano gli atleti del Liechtenstein, uno soltanto quello di Haiti.
E pensare che fino al 1921 il principato di Vaduz aveva disposto i propri colori in altro senso, ovvero verticale. Poi li portò a orizzontale riprendendo la disposizione dello stemma del casato Liechtenstein, dove però al posto del blu c’era il giallo.
Il rosso e il blu haitiani invece derivano dal tricolore francese: fu tolto il bianco e invertito il senso come segno di sfida ai colonialisti transalpini. Storie diverse, ma alla fine stessa cromia. Poi arrivano i giochi olimpici di Berlino 1936 e cambia la sorte delle due bandiere.
Il Liechtenstein decide di introdurre in alto a sinistra la corona che sormonta lo scudo del principe, Haiti pone al centro lo stemma nazionale: il motto in francese “l’unione fa la forza”, una palma, sei bandiere, altrettante lance e due cannoni, altre due ancore, un tamburo, una tromba (chiamata bugola) e un cappello frigio. Un sacco di elementi quasi a dire: “E adesso copiateci…”.
Scherzi a parte, Port au Prince e Vaduz avrebbero avuto davvero poco in comune: i primi nerissimi e poverissimi, i secondi biondissimi e ricchissimi. Haiti devastata dalle calamità naturali, dai colpi di stato e dalla miseria, il Liechtenstein dove le multinazionali portano le loro sedi e i più benestanti depositano i loro soldi. Ma per un giorno, in quella parata del 1936, Haiti si è sentita un po’ un ricco principato. Ma solo quel giorno lì, appunto.
Giornalista, classe 83, da sempre appassionato di geografia. Si divide tra l’Emilia e la Toscana, tra la cronaca e il marketing, tra il lavoro e le sue passioni. Ha fatto il direttore di giornale web, scritto su quotidiani cartacei, lavorato in tv e radio, ma pensa che le sfide non siano ancora terminate. Malati di Geografia è l’ennesima, grande, avventura editoriale.