Nel viaggio tra le exclavi regionali italiane è venuto il momento di andare a conoscere un fazzoletto di terra che, pur appartenendo amministrativamente all’Umbria, si trova in pieno territorio delle Marche. La storia di questo territorio è assurda e come sempre succede in questi casi le radici vengono da lontano. Nel caso in questione siamo addirittura nel Medioevo e, a causa di un episodio storico, c’è un sindaco che durante il suo mandato può fregiarsi del titolo nobiliare di barone.
L’exclave in questione è quella di Monte Ruperto. È compresa tra i territori comunali marchigiani di Apecchio e Sant’Angelo in Vado e si trova a una trentina di chilometri da Città di Castello, comune di cui è frazione. Non siamo in realtà distanti da Ca’ Raffaello, di cui abbiamo parlato tempo fa, in una zona dove si articolano i confini di quattro regioni, alcuni abbastanza curiosi (come quello Apecchio/Sestino, per esempio).
Nemmeno Google Street View è mai arrivato fino a Monte Ruperto. Abitanti: zero. Strade asfaltate: zero. Alcune vie segnalate sulle mappe di Google sono in realtà sentieri. Forse ci si arriva con un fuoristrada. Forse…
Con Ivan Marchisio ci siamo voluti togliere la curiosità di vedere Monte Ruperto e travalicare questo strano confine. Ci siamo arrivati dalla strada provinciale 21 di Pesaro e Urbino, non lontani dall’abitato di Urbania. Abbiamo raggiunto la strada che si vede da Google Street View, prima di svoltare a destra. Da qui, viaggio nell’ignoto, su una strada sterrata fortunatamente in buone condizioni, fino all’antica baronia.
Curiosamente non ci sono tracce del passaggio di confine. Né un miliare, né un cartello, niente. È solo il GPS di Google Maps a indicarci quando mettiamo piede in Umbria e restiamo circondati dalle Marche. Né un cartello dell’Ambito Territoriale di Caccia, nulla. Il panorama è comunque molto bello, incontaminato. A presidiare Monte Ruperto pare a oggi ci sia solo un piccolo alberello in mezzo a un vallone, con a lato il torrente che segna il confine con le Marche e alle spalle la piccola vetta tifernate. Se il sindaco/barone di Monte Ruperto volesse godere dei propri privilegi e ritirarsi qui, farebbe bene a portarsi almeno una tenda. Sperando che non arrivino ungulati o altri animali…
Perché la Baronia di Monte Ruperto passò a Città di Castello? Siamo indicativamente intorno al 1200: Città di Castello rispose a una richiesta di aiuto inviando milizie e aiuti per fronteggiare sia la carestia che mancanza di difese in un periodo turbolento che vedeva continui scontri tra guelfi e ghibellini. In segno di riconoscenza, uno dei fratelli signori di Monte Ruperto cedette il territorio a Città di Castello e con esso il titolo nobiliare. Quindi, quando ogni 5 anni i cittadini tifernati vanno a votare per le amministrative, eleggono non solo un sindaco, ma anche un barone.
Per il momento ci siamo accontentati di andare a scoprire il territorio. Magari un giorno ne parleremo anche con il barone stesso, così da capire che significato, oggi, può avere questo piccolo territorio staccato da tutto il resto.
Giornalista, classe 83, da sempre appassionato di geografia. Si divide tra l’Emilia e la Toscana, tra la cronaca e il marketing, tra il lavoro e le sue passioni. Ha fatto il direttore di giornale web, scritto su quotidiani cartacei, lavorato in tv e radio, ma pensa che le sfide non siano ancora terminate. Malati di Geografia è l’ennesima, grande, avventura editoriale.
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