I nomi dei luoghi – studiati dalla toponomastica – ci restituiscono la storia di un posto attraverso una o più parole che non sono state scelte a caso, ma che sono state usate come marchio di un villaggio e poi si sono modificate attraverso i passaggi linguistici fino ai giorni nostri.
Se ci pensate: quale necessità più impellente di un gruppo sociale di identificare il luogo in cui stanziarsi? È come fisiologico, naturale, istintivo dare un nome a un posto e nessuna fantasia ha mai superato la realtà. Basta un fiume, una torre, un casolare, qualsiasi elemento visibile e ben contraddistinto per battezzare un agglomerato di case.
La curiosità ci ha spinti oltre confine – oltremanica, per la precisione – e ci siamo chiesti qual è l’etimologia di luoghi di cui conosciamo il nome, ma non la toponomastica.
Per fortuna Wikipedia ci viene incontro con una pagina interessante sulla “lista di forme generiche di nomi di luogo in Irlanda e Regno Unito”.
Una tabella dettagliata che comprende prefissi e suffissi, la loro origine linguistica suddivisa in 13 provenienze (dal latino al franco-normanno, dal cornico al pitto), il significato letterale e alcuni commenti riguardo all’uso.
E visto che su questo sito ci piace parlare di entità geografiche piccole, molte di quelle che adesso sono grandi città britanniche, o anche solo famose, erano a suo tempo nient’altro che villaggi fortificati e per questo ricevevano il suffisso -bury, o -borough. Canterbury, Glastonbury, Edinburgh, Marlboro (mutuato da Marlborough) sono degli esempi. Probabilmente in origine erano tutti dei recinti, delle enclosure, i cui nomi sono stati dedicati a persone che al tempo erano importanti per chi ci viveva.
Prendete il suffisso –chester e simili: Manchester, Leicester, Worcester sono sviluppi di accampamenti militari che gli antichi romani chiamavano castra. (A proposito, Manchester si pronuncia mancèster, Leicester e Worcester e simili si pronunciano lèister, wòrster, così, la prossima volta che andate a comprare la salsa fate bella figura).
Dublino era agli albori una dubh linn, ovvero una “piscina (linn) nera (dubh)”, l’acquitrino che Wikipedia dice sorgesse alle spalle del castello di Dublino, dove il fiume Poddle si riversava nel Liffey formando un bacino scuro.
Più intuibile il suffisso -ham, cioè casa, home. Nottingham, Tottenham, Buckingham, Birmingham, erano tutte proprietà coloniche di qualcuno al quale nome è stato aggiunto -ham, appunto.
Comuni anche -mouth (bocca, intesa come foce di un fiume – Plymouth), -pool e -porth (porto – Liverpool o Davenport), -ton (proprietà colonica – Boston, Kensington, Southamopton), -wich o (insediamento, Norwich, Ipswich).
Gli hanno chiesto: “Vuoi fare anche tu ‘Malati di Geografia’?”, e non ha avuto esitazioni.
Inoltre, da bambino organizzava fantomatici mondiali di calcio dove partecipavano le nazionali di Tonga e Isole Marshall, imparandone i colori delle rispettive bandiere.